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Ibu Robin's secret

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Fiorella Connie Carollo The secret behind Ibu Robin’s accomplishments as a birth keeper is a very simple yet powerful one. It was embedded in her soul at a very young age, infact Robin was just 11 years old, when her Philippine grandma didn’t let her go with the U.S. Army‘s helicopter, landed on the little mountain hamlet in The Philippines where they lived, to take Robin to the military base in the plain where her American father worked, to get proper treatment from a massive kidney stone infection. Robin was totally scared to separate from her mother’s world in the mountain to fly to a place unknown to her, away from dail y walks with grandma searching for herbs and swimming into mountain streams. Robin’s grandma kidnapped her from her parents, hid her in a shack and taught Robin her first life-long lesson: “Never trust the white men medicine. They’ll cook you, they’ll catch you up and they’ll kill you.” Robin’s grandma was a hilot in The Philippines, a midwife and also
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THERE’S MORE THAN GIGOLOS IN BALI Photo courtesy of Sofie Brabant Nobody tells you that Ubud, renown as the artistic and culinary capital of Bali, is above everything a place for women. You don’t find any mention of that in any of the established travel guides, though as soon as you spend less than two months here, you’ll find out - as I did the very first time I came here, in 2002. Couples and single men, occasionally are here passing through. But single women are more likely to fall for the lure of the island. Some come totally unaware. They think is a vacation on a famous tropical island and then find themselves falling under the tantalising spell of Bali. Most single women have come in search of something. They might not know what it is because they’re propelled by a drive. To some women it’s a matter of sexual drive, to others an instinct that urges, or a lust for adventure, suppressed for too long. To most it’s a desire to start again, after dramatic, unplanned
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A BALINESE LESSON Foto Sofi Brabant Fiorella Connie Carollo “Back to Nature” shouted Madè as soon as I went past his room on my scooter. That was his mantra, in the spring of  2007. Made was in charge of the small house I rented from his uncle during my six-month staying in Ubud. He was a 23 y.o. boy, not particularly good-looking, got a diploma in Hospitality thanks to his elder brother’s financial support. The elder brother Wayan, while working as a room-boy in his teens, met an Australian donor who paid for his schooling up to University and then Wayan paid for Made’s schooling up to his Diploma. From the beginning, Made impressed me for his destiny as the “ugly duckling” of the family. In fact, while Wayan was indeed a good looking man, tall, with a “Colgate smile”, also smart and lucky, Made wasn’t that good-looking and lucky. He hadn’t found any Australians willing to sponsor him and unlike his elder brother who married his high-school sweetheart, Made’s g
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LE INNOVATRICI Angela Farmer e la fioritura del femminile courtesy of Sofi Brabant di Fiorella Connie Carollo We need to re-empower ourselves and we find the possibilities in our bodies. When we really get in touch with our body we can fill it with power. Angela Farmer, classe 1939 inglese di nascita, ha avuto un percorso tradizionale come insegnante di yoga. A 28 anni si è avvicinata alla pratica del tutto in modo casuale ed è stato  amore a prima vista. Affetta da dolori cronici a causa di operazioni invasive subite nell’adolescenza, Angela cercò nello yoga un sollievo al suo dolore. Per dieci anni allieva di Iyengar,  lasciò il maestro consapevole che la  costante pratica non era riuscita a modificare la sua condizione interna, come avrebbe invece desiderato dopo tanti anni di pratica disciplinata. Si cimentò quindi con altri stili e maestri e sopratutto è stata influenzata da Vanda Scaravelli, dall’ esempio di una donna che seguiva il  suo maestro interiore  di
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MIRA NAIR LA REGISTA DEL DIALOGO “IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE” I film sono come degli specchi che rimandano a chi li guarda le contraddizioni del mondo moderno ed è questo che mi piace fare con il mio cinema. Sono una regista indiana che si sente a casa sua ovunque nel mondo. “Credo di essere venuta su questa terra per raccontare storie di gente che come me vive tra due mondi” così inizia la sua intervista alla conferenza stampa dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, una Mira Nair sicura di se, che si esibisce in battute di spirito mettendo da parte per una volta il suo stile impegnato. C’è da scommettere che tanta sicurezza le viene dall’aver vinto una delle sfide più ardite della sua carriera, un progetto che tra alti e bassi è rimasto sul tavolo per sei lunghi anni: portare sul grande schermo dall’India agli Stati Uniti, una storia con protagonista un giovane pakistano alle prese con il grande sogno americano dopo ground zero . Nonostante Mira sia la prima regi
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Mary Poppins  a very Australian lady Fiorella Connie Carollo E’ un dato di fatto che molti di noi sono rimasti offuscati dalla fama del film di Walt Disney del 1964 con la bellissima Julie Andrews, e da allora abbiamo attribuito a Disney  “la paternità” del personaggio Mary Poppins. In realtà la  nanny  più famosa del mondo è il prodotto della fantasia e della penna di una signora inglese di origine australiana. Il recente film  Saving Mr Banks  riporta un pò di giustizia a Pamela L. Travers la misteriosa autrice della saga di Mary Poppins raccontata in sei libri, nell’arco di sei decadi, a partire dal 1934. Donna riservata, amava ammantarsi di mistero e tenne a lungo nascoste le sue origini e la fanciullezza in Australia. Nata Helen Lyndon Goff a Marybourough nel Queensland nel lontano 1899, il 9 agosto, si trasferì in Inghilterra a 24 anni, dopo aver tentato la fortuna come attrice di teatro shakespeariano con un certo successo. A Londra invece si diede alla poesia e fre
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Viaggiare & raccontare Foto di Sofi Brabant Siamo tutte Oriana Fallaci ! Sono la protagonista di un’avventura partita sull’onda della solidarietà e coronata da una vera e propria legittimazione . Una storia iniziata nella primavera del 2014 quando ideai il progetto “I Reportage di Donna Reporter: diamo voce e visibilità alle donne che in Asia stanno cambiando il mondo”. La consuetudine vuole che una reporter scriva un reportage dopo che le è stato commissionato da un giornale o una rivista. Nel mio caso, i commissionari sono state una trentina di finanziatrici che, nel maggio 2014, hanno aderito alla proposta di co-produrre i miei reportage in Asia. Un po’ Oriana Fallaci un po’ Margaret Mead Ci sono tanti modi di essere una reporter, lo stile più famoso per tanto tempo è stato quello di Oriana, uno stile provocatore, acuto, abile nel tratteggiare il profilo dei suoi interlocutori attraverso immagini e dettagli, tanto da essere studiato nelle scuole di giornalism