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Visualizzazione dei post da maggio, 2018
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Viaggiare & raccontare Foto di Sofi Brabant Siamo tutte Oriana Fallaci ! Sono la protagonista di un’avventura partita sull’onda della solidarietà e coronata da una vera e propria legittimazione . Una storia iniziata nella primavera del 2014 quando ideai il progetto “I Reportage di Donna Reporter: diamo voce e visibilità alle donne che in Asia stanno cambiando il mondo”. La consuetudine vuole che una reporter scriva un reportage dopo che le è stato commissionato da un giornale o una rivista. Nel mio caso, i commissionari sono state una trentina di finanziatrici che, nel maggio 2014, hanno aderito alla proposta di co-produrre i miei reportage in Asia. Un po’ Oriana Fallaci un po’ Margaret Mead Ci sono tanti modi di essere una reporter, lo stile più famoso per tanto tempo è stato quello di Oriana, uno stile provocatore, acuto, abile nel tratteggiare il profilo dei suoi interlocutori attraverso immagini e dettagli, tanto da essere studiato nelle scuole di giornalism
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foto di Sofi Brabant Una gran voglia d’avventura   L’illusione è sempre stata la mia forza, il combustibile che mi metteva in movimento. Cambiare, sorprendere se stessi, ingannarsi se necessario Ma ben assestati in una sorta di evoluzione permanente. Quand’è che ho smesso di sentirmi fabbro del mio destino? Lidia Ravera in “Piangi Pure” L’illusione, come la trama e l’ordito di una tela, è “filo” essenziale in quella che è l’esperienza del visitatore a Bali. Nel suo teatro delle ombre, le marionette che raccontano le storie, hanno bisogno del filtro di uno schermo opaco perché l’ombra possa stagliarsi, e di una fonte di luce in angolo per creare la magia dello spettacolo. Allo stesso modo, si può dire che l’illusione è una magia necessaria a Bali per dare vita al suo meraviglioso, quotidiano, “teatro delle ombre”. Elizabeth Gilbert, l’autrice del libro Mangia prega ama racconta che la scelta di Bali, quale terza e ultima tappa del suo viaggio, fu dettata dall
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Foto di Sofi Brabant L’esotismo ha bisogno di nebbie che schermino il paesaggio non rivelandolo nella sua interezza. Ha bisogno di legare i luoghi del desiderio con una serie di informazioni spesso letterarie che sono più vicine al mito che alla concretezza della storia. La seduzione dell’altrove sembra nascere da una curiosità già in parte appagata da visioni che stimolano e solleticano il nostro pensiero desiderante. Ma quindi aveva ragione Flaubert col suo disprezzo profondo per l’esotismo che considerava un’emozione volgare, una falsificazione della conoscenza? Per Flaubert questa è la maledizione sghemba e infida dell’ amore idealizzato per i paesi lontani.                                             Dacia Maraini da “La seduzione dell’altrove” 2010